Giardino delle Donne – Fernanda Nanni Sparavieri (1921 – 2020)

Spirito libero e solidale, moglie di Alberto Trabucchi, giurista illustre. Non si piegò al regime fascista e difese le sue amicizie con giovani ebrei nonostante le minacce ricevute. Donna di fede profonda, aiutò gli ammalati e gli ultimi.

Descrizione

Fernanda Nanni Sparavieri si è spenta il 20 novembre 2020 alla bella età di 99 anni, moglie dell’insigne giurista Alberto Trabucchi, che aveva sposato nel 1945, appena dopo la Liberazione. Anche Nanda, com’era familiarmente chiamata, apparteneva a una nobile famiglia veronese, dove si erano distinti, fra gli altri, Francesco Sparavieri (letterato e giurista), Marcantonio Della Torre, storico anatomista e Ippolito Pindemonte, poeta, letterato e celebre traduttore dell’Odissea. Spirito libero e solidale, pur cresciuta in epoca in cui il regime fascista era dominante, la dittatura non la entusiasmò mai, «forse perché ho sempre odiato le cose imposte: mi rifiutavo, ad esempio, di andare a scuola con la divisa da “piccola italiana” e questo mi procurava dei rimproveri e dei castighi da parte degli insegnanti», aveva confidato dieci anni fa in un’intervista all’Arena. Le sue simpatie e amicizie con ragazzi ebrei le portarono in regalo una cartolina precetto che la costringeva a presentarsi per spalare terra e costruire fossi e trincee con l’obiettivo di tenerla in osservazione e lontana dai rapporti con la Resistenza. Per sottrarla a un lavoro massacrante, per il quale non aveva il fisico, un amico l’assunse allo sportello della Cassa di risparmio, ma non poté impedire le minacce e i ricatti che le arrivavano per posta per le sue malcelate simpatie e frequentazioni con giovani ebrei. «Non riesco a spiegarmi perché ci sia gente che si ostina a negare la Shoah, le persecuzioni e i campi di sterminio.
Sono fatti accaduti, non si può tacere», aveva confidato all’Arena.

L’accoglienza, che era tratto caratteristico anche della personalità di Alberto Trabucchi, è sempre stata distintiva del suo carattere di sposa fedele e madre amorosa di Alberta, Maria, Margherita, Giuseppe e Marco oltre che nonna e bisnonna amatissima. «Nella loro casa d’Illasi convenivano colleghi, amici e studenti», raccontano i figli, «tutti accolti con la democrazia della sua semplicità: anche questo ha contribuito alla fama di nostro padre, come studioso, ma anche come maestro affettuoso». Donna di grande fede, testimoniò il suo credo con coerenza e generosità, sempre accanto agli ammalati e agli ultimi, sia direttamente, sia collaborando con l’Unitalsi, con cui fece innumerevoli viaggi a Lourdes, e con l’Ordine di Malta. «Illasi, dove è venuta ad abitare fin dagli anni Cinquanta, ha visto anche la sua attività sociale, di aiuto con ogni mezzo materiale e spirituale, anche di consigli e di conforto alla cittadinanza, con suggerimenti al marito sindaco per i numerosi problemi sociali negli anni difficili della ricostruzione postbellica», ricorda il figlio Giuseppe. Donna mite all’apparenza, ma ben consapevole nel discernere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, mai si piegò a una ideologia che sentiva nemica dell’uomo. «E questa aspirazione alla libertà trasmise a tutti noi, con una educazione tramandata con l’esempio, più che con le parole e, per questo, efficacissima», riconoscono i figli.

Da L’Arena

Ultimo aggiornamento: 17/01/2025, 16:49

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