Storia del Comune

Feudo per secoli della famiglia veronese dei Pompei, preceduta da quella dei Montecchi, Illasi è un centro dell’omonima valle che, per ampiezza e profondità, è una delle più importanti dell’area Lessinia.

Descrizione

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STEMMA DEL GONFALONE DEL COMUNE DI ILLASI
“Feudo per secoli della famiglia veronese dei Pompei, preceduta da quella dei Montecchi, Illasi è un centro dell’omonima valle che, per ampiezza e profondità, è una delle più importanti dell’area lessinia. Dominano il paese i ruderi di un vecchio Castello Scaligero, sito in posizione strategica sul colle a nord- ovest della piazza principale, custode di memorie leggendarie e gloriose. Terra di colonizzazione romana, può essere che il toponimo sia di origine latina e precisamente derivante da un nome cristiano (Illasius corruzione di Gelasius) Il riapparire di quando in quando di tale nome, dall’epoca feudale ai nostri tempi o a quelli da noi non molto lontani, induce a credere che dietro l’antichità del nome Illasio si celi la continuità della famiglia dei Pompei che estese le sue ramificazioni attraverso i secoli scrivendo pagine gloriose di storia militare e civile specialmente ai tempi della Repubblica di Venezia. La stessa famiglia patrizia costruì una delle più belle ville disseminate dalla “civiltà veneta” per il territorio soggetto al Leone di San Marco; è importante Villa Perez Pompei, Sagramoso con un grandioso, scenografico parco che raggiunge il vecchio maniero. Prima di passare in feudo ai Pompei, Illasi fu feudo dei Montecchi, ai quali dovrebbe spettare la prima costruzione del castello, distrutto da Ezzelino da Romano verso la metà del XIII secolo e ricostruito dai della Scala, signori di Verona, sostituiti dai Visconti che alla fine cedettero Illasi a Venezia.”

“Lo Stemma del Comune ed alcuni resti dimostrano ancora oggi che Illasi doveva - nel medioevo – esser chiuso da mura. I merli a coda di rondine e quindi “Ghibellini”, ricordano i Montecchi che probabilmente fecero costruire il castello sopra una fortificazione romana. Sul colle già esisteva un “castelliere” dell’età del ferro.”

 

DESCRIZIONE GEOGRAFICA – AMBIENTALE – PAESAGGISTICA DELLA NOSTRA VALLE
Illasi sorge nell’omonima valle, in altri tempi chiamata anche Longazeria oppure valle del Progno o Valsecca, che taglia in senso nordovest - sudest il complesso dei monti Lessini, gruppo delle Prealpi venete.
L’attuale denominazione della valle appare per la prima volta nella “Carta del territorio veronese” eseguita da don Gregorio Piccoli nella prima metà del secolo XVIII.
Nell’antica documentazione era chiamata “Longazeria” o “Logazeria”, toponimo in cui alcuni studiosi vedono l’etimologia “loca cerea”, vale a dire luogo di cereali.
Il territorio della valle è adatto all’agricoltura, quindi adeguato “all’abitare” dove l’uomo riesce ad instaurare un rapporto d’amicizia con la natura.
Percorrendo con lo sguardo una mappa topografica d’Illasi ci si accorge immediatamente della posizione geografica favorevole. L’uomo per l’insediamento, fin dall’antichità ha ricercato la sicurezza, un luogo chiuso e protetto caratterizzato da elementi come la vegetazione, l’acqua e il sole. Questi componenti, presenti nel territorio d’Illasi, hanno contribuito ad arricchire la sua antichissima storia e proprio per tutte queste caratteristiche, i primi insediamenti preistorici documentati nella Provincia di Verona interessano l’area collinare di questa vallata e più recentemente la scoperta della Necropoli preistorica di Arano a Cellore.
Illasi è conosciuta dalle popolazioni del luogo per il suo castello e per il torrente accidentato chiamato Progno che ne caratterizza l’assetto morfologico longitudinale rispetto alla valle.
E’ su questa conformazione che si struttura tutto il processo creativo e lavorativo dell’uomo che modifica a seconda delle sue esigenze il luogo, dando origine a punti di aggregazione quali le corti rurali, i borghi, le ville padronali e i nuclei più consistenti dell’abitato.
Dal punto di vista geologico, come le altre valli del complesso lessino, si formò dall’erosione dei ghiacciai quaternari, che incisero profondamente le formazioni calcaree della zona. In seguito al loro ritiro, si ebbe la colmazione dei solchi vallivi. Il clima è temperato di tipo prealpino. La morfologia d’Illasi ha permesso fin dai tempi più antichi l’insediamento nel suo territorio, predestinato ad ospitare l’uomo, perché presentava e presenta elementi fondamentali che portano alla scelta di un luogo rispetto ad un altro.
L’uomo si è instaurato in Val d’Illasi già nel II e I millennio a.C. e i materiali raccolti che testimoniano il suo passaggio sono stati attribuiti all’età del bronzo e del ferro (Necropoli di Arano). Sono frammenti di vasellame usati per conservare cibi, pochi resti di ceramica e terracotta.
I Romani scelsero la valle come luogo di culto, dove sono state trovate dediche a Marte e alla dea Fortuna e molte altre statuette votive. La Val d’Illasi fu scelta dai Romani anche per la sua vicinanza con Verona e con la Via Postumia oltre che per la fertilità del territorio. Il ruolo dell’agricoltura era importantissimo in età romana e questo si può capire anche dalla vasta centuriazione tuttora visibile. Coltivazione particolare dell’epoca era il lino, come risulta da una dedica fatta ad Apollo da due “lintiones”, cioè due tessitori di lino, ora visibile nella Pieve di Colognola ai Colli. Si può datare l’insediamento romano intorno al I secolo a.C. grazie ai numerosi reperti archeologici delle steli epigrafe, come il monumento funebre della famiglia Sertori, trovato in località Cisolino e oggi conservato al Museo Maffeiano di Verona. Le tracce dell’impero romano sul territorio d’Illasi sono scomparse quasi del tutto, ma la memoria e il ricordo di avere alle spalle una lunga storia sono vivi nella cultura del paese.
Il territorio della valle fu importantissimo anche durante il Medioevo, proprio per questo furono costruiti cinque castelli disposti sulla linea delle colline, così da essere in vista l’uno dell’altro. Uno di questi è il castello che sorge ad Illasi. E’ un elemento di forte connotazione paesaggistica che mette in luce la posizione strategica della valle.
L’architettura d’Illasi è quella di un paese legato alla terra, le costruzioni si sviluppano quasi tutte in orizzontale, sono case dalle forme semplici collegate a giardini, orti, pezzamenti di terra, talvolta racchiuse da un muro di cinta di sasso, di ciottoli bianchi dalla forma tondeggiante come quelli del Progno.
La tradizione religiosa s’identifica in questa valle e ne caratterizza il paesaggio, con chiese monumentali nella zona più popolata e nella frazione di Cellore, ma anche in chiese rurali di piccole dimensioni, negli insediamenti minori e nelle contrade.
Inoltre lungo le strade dei centri abitati e soprattutto in collina troviamo i capitelli, isolati o inseriti in una struttura muraria di un’abitazione: elementi fondamentali del paesaggio d’Illasi e di tutta la vallata. Queste edicole non evidenziano solo la religiosità agreste, ma avevano la funzione apotropaica, cioè di proteggere uomini e animali, di segnalare i confini, i passaggi e di demarcare le strade rurali.
Precedentemente gli antichi Romani avevano costruito i “compitum”, tempietti che contenevano la statuetta votiva della divinità protettrice delle vie.
Il cristianesimo ha trasformato i segni pagani sul territorio, li ha cristianizzati e adattati alle proprie esigenze di culto, così è stato anche per le piccole pievi che molto spesso erano costruite sui resti d’antichi templi romani.

 

IL PAESAGGIO AGRARIO, LA CORTE E LA VILLA
Il paesaggio agrario rimane la testimonianza del legame incessante nel corso dei secoli tra l’uomo e la natura. L’architettura di questo paesaggio è semplice, composta di forme elementari, spesso ripetitive, che possiamo incontrare nelle case rurali, nelle corti, nelle contrade. Intorno a loro si dipanano le strade vicinali, i muri a secco e i terrazzamenti che scandiscono l’organizzazione del territorio illasiano. La villa veneta, infatti, rappresenta un modello d’ambiente progettato dove gli spazi funzionali vanno di pari passo con gli spazi estetici.
La vita dei campi era l’elemento fondamentale per la sussistenza fin dall’antica Roma con la coltivazione del lino e poi nel Medioevo con l’invenzione dell’aratro trainato da buoi s’incominciò a segnare più profondamente il territorio garantendo una maggiore produzione agricola. Durante la dominazione scaligera furono compiute opere di bonifica e di sistemazione idraulica del territorio e si diffuse l’utilizzo di alcune piante tintorie spontanee, per conciare le pelli o colorare i tessuti. Fin dal XV secolo con la dominazione della Serenissima in Illasi prevalgono le colture arboree come quella della vite, dell’ulivo e del ciliegio.
Il paesaggio d’Illasi e di tutta la valle presenta distribuite in modo omogeneo una gran quantità di corti rurali, che sono elemento caratterizzante del luogo sia quando si trovano isolate, sia quando sono raggruppate tra loro e formano dei veri e propri borghi. Il paese d’Illasi è formato in gran parte da borghi di case rurali, confinanti tra loro e racchiuse spesso in muri di sasso aperti da grandi cancelli. La corte si presenta con un suo schema organizzativo autonomo, che pur variando nella forma architettonica rimane costante. Le corti indipendenti tra loro sono però collegate al centro del paese da una via che tocca le loro entrate principali e che conduce molto spesso alla piazza.
La corte si sviluppava all’interno di un sistema murario, idoneo per la difesa e si presentava come una vera e propria piccola città autosufficiente in cui convivevano spesso una o più famiglie. Sono più abitazioni allineate fra loro. Intorno all’abitazione delle famiglie si sviluppavano edifici di servizio idonei per il ricovero d’attrezzi agricoli.
Poi è possibile individuare nell’aia (il cortile di fronte all’entrata dell’abitazione della corte) pozzi, fontane, forni esterni, mezzi necessari per la vita delle famiglie.
L’origine della villa di campagna risale alla seconda metà del XV secolo, quando finiscono le lotte con i Visconti che consente alle popolazioni rurali maggiore sicurezza e le famiglie aristocratiche cittadine guardano ai terreni con interesse economico e intellettuale.
La villa diventa il centro di vaste proprietà terriere ( come nel caso della famiglia Pompei, che nell’anno 1682 disponeva di un possedimento terriero formato da 609 campi).
La villa ai lati dell’edificio padronale presenta le barchesse e gli edifici rurali, simbolo dell’intensa operosità e della vita attiva. Il giardino ed il “brolo” ne proteggono l’intimità facendo della villa uno spazio chiuso, ben delimitato da mura che corrono lungo tutta la proprietà. La villa è espressione d’armonia e d’equilibrio e queste caratteristiche sembrano influenzare anche tutto il paesaggio circostante che sembra respirare la proporzione delle strutture edificate.
I Pompei, famiglia della nobiltà veronese dalla quale uscirono anche valorosi condottieri, amministrarono Illasi dal XVI secolo fino all’età napoleonica, lasciando la loro testimonianza in due splendide ville, che sono villa Pompei ora Carlotti e villa Perez- Pompei Sagramoso.
Entrambe le ville sono state progettate dall’architetto Pellesina e i lavori di costruzione di Villa Pompei - Carlotti sono iniziati nel 1600 quando si costruirono i portici e il corpo centrale dell’edificio, poi ampliata e resa alla forma attuale nel 1737 dai fratelli Alberto e Alessandro Pompei. La villa si apre con un grande pronao dalle colonne doriche al centro della facciata e un timpano sovrasta l’architrave con un fregio diviso in metope e triglifi. La villa evoca l’imponenza di un antico tempio greco, ad arricchirne la struttura troviamo delle balaustre con sculture di Andrea Schiavi. Il prospetto della villa è neoclassico e nelle fattezze ricorda l’influenza dello stile architettonico del grande Palladio.
Villa Perez- Pompei, oggi Sagramoso è grandiosa per imponenza architettonica e caratterizzata principalmente da un enorme parco che giunge fino alla collina dove si ammirano i resti del castello. La facciata attuale è la risultante di diversi interventi del 1735 a cura dell’architetto Dal Pozzo esponente del neoclassicismo veneto. Gli ampi saloni, le gallerie e le stanze furono affrescati e arricchiti da tele di Francesco Lorenzi, Antonio Mela e Andrea Porta.

 

Arch. Mariano Dal Forno
Presidente Associazione Culturale Cellarius

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LA NECROPOLI DI ARANO: CITTA’ DEI MORTI.

Costituisce una delle più indicative testimonianze dei riti e dei culti funerari dell’Italia settentrionale intorno al 2000 a.C. ( antica età del Bronzo).
E’ composta di 62 sepolture scavate: singole, bisome e trisome.
Sepolture a tumulo
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  • Sono sepolture strutturate su un supporto laterale con sassi, dove veniva posto il cadavere all’interno della fossa ricoperto con assi e terra.
  • Alcune sepolture sono dotate di un semplice corredo funerario.
  • La posizione e l’orientamento del corpo. La posizione fetale degli scheletri è bipolare cranio a sud o in posizione opposta a nord con lo sguardo rivolto ad ovest (tramonto del sole). Lo scheletro è rannicchiato con gli arti inferiori verso il ventre e gli arti superiori verso il teschio.

 

La piattaforma a vela in ciottoli

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Su un piano inferiore alla Necropoli è stata individuata una struttura Megalitica, (mega-lithos= grande pietra) di forma triangolare. Sul lato corto, base del triangolo, sono posizionate tre sepolture. All’interno della piattaforma sono stati individuati dei fori dove si presume fossero conficcati dei pali - totem. Tra i ciottoli sono stati rinvenuti materiali riferibili alla fine dell’Età del Rame.

 

I ROMANI AD ILLASI.

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Lungo la via Postumia e sul tracciato della Val d’Illasi si sviluppa il reticolo della centuriazione romana. Il reticolo, detto centuria quadrata, era formato da due assi maggiori Cardo e Decumano massimi, componenti una successione di quadrati di lato 710 -715 m (20 actus) corrispondenti a 2400 piedi pari a m. 710,40.

 

Steli lapidee romane

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Stele in onore di Salvia, serva del tempio, custode degli oggetti sacri posata dal suo compagno Sisto proveniente da Cisolino e ora al Museo Archeologico di Verona. Non viene precisato da quale tempio, ma è importante l’ipotesi che attribuisce il Viviani al “custode del tempio”, cioè il CELLARIUS.
Questo testimonia che nel nostro territorio esisteva in età romana un tempio sorvegliato dai curatores (i fabriceri) o dai magistri del vicus (Magistrati del villaggio). Un’altra stele romana si trova murata nell’atrio del Municipio di Illasi in onore di Cassia, posta da Sisto, “speculator” della Legione III Macedonia.

 

Monumento funebre della famiglia dei Sertori metà del I sec. D.C. proveniente da Cisolino Illasi

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E’ considerato un vero e proprio capolavoro dell’arte funeraria romana.
Questo monumento funebre è costituito da 3 grandi cippi con iscrizioni: i due laterali sono dedicati ai fratelli Sertori, mentre il cippo centrale, più basso, con iscrizione e senza figure, porta la dedica dei fratelli ai loro genitori.
Il cippo a sinistra figura Quinto Sertorio, figlio di Lucio Centurione XI legione dell’esercito romano. A destra è rappresentato suo fratello Lucio Sertorio Fermo, signifero, cioè portatore dell’insegna di una centuria e aquilifero della stessa legione.
Centurione = capo di 100 uomini. Legione = 6000 uomini
Tra i due Lucio era il più importante proprio per il ruolo di aquilifero.
Lucio Sertorio Fermo, signifero e aquilifero, indossa la corazza squamata il cingulum (cinturone) e balteum (tracolla a cui si attaccava la spada. Il suo corredo di armi è completato dal pugium (pugnale attaccato alla cintura).
Lucio tiene nella mano sinistra il Gladium (spada corta), con la destra regge l’asta sormontata dall’aquila ad ali aperte che tra gli artigli trattiene un fascio di fulmini. Dal punto di vista artistico si notino la minuziosa descrizione dei particolari, le proporzioni delle figure e l’alto rilievo con cui le masse si staccano dal piano di fondo.

 

Stele Romana posizionata sotto il portico del municipio
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LA NECROPOLI LONGOBARDA
(dominazione in Italia 568 al 774 D.C.)
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La Necropoli Longobarda venne alla luce durante la costruzione della nuova parrocchiale di cellore d’Illasi iniziata nel 1878. Il corredo funerario che venne ritrovato nelle sepolture ed è in parte oggi esposto al Museo di Castelvecchio. I Longobardi, popolazione del nord Europa si caratterizza in particolare per il culto dei morti e per la dedizione alla religione cristiana. Sono chiamati anche i signori dei metalli e dell’oreficeria. Il “tesoretto di Cellore” è testimonianza della conoscenza della laminazione a sbalzo dei metalli preziosi da parte delle popolazioni longobarde e della fusione e fucinatura, come la spada a doppio taglio, le punte di frecce e lance con scanalature, la cuspide di lancia a foglia d’alloro e il coltello di ferro spuntato.

 

Croci in lamina d’oro a braccia espanse
Croci in lamina d’oro a braccia espanse, Necropoli longobarda di Cellore d’Illasi.
Croci in lamina
Croci in lamina d’oro a braccia espanse, Necropoli longobarda di Cellore d’Illasi.
Frammento di umbone
Frammento di umbone (scudo) di ferro. Parte centrale a basso tronco di cono e cupola a calotta sferica, al centro decorazione formata da una triqueta, terminante in teste di uccello e riccamente ornata a punzone. Sono presenti alcuni resti della doratura.

Bibliografia:
Il Veneto stemma per stemma, Consiglio regionale del Veneto, Firenze, 2000.
Illasi, a cura di G. Solinas, Verona, 1960, p.7
STORIE SEPOLTE, Riti e Culti all’alba del duemila avanti Cristo Mostra 25 ottobre 08 - 30 giugno09, Museo civico di Storia Naturale – Verona.
San Martino Buon Albergo. Una comunità tra collina e pianura, a cura di Marco Pasa, San Martino B.A., 1998
D. Coltro, Colognola ai Colli, San Giovanni Lupatoto Verona, 1985
Appunti di viaggio. Alla scoperta di Verona Romana, Ideaz. e testi di Margherita Sboarina, Verona, 2008
E. Buchi, Venetorum Angelus, Verona, 1993
L. Salzani, Colognola ai Colli Indagini archeologiche,Vago di Lavagno Verona, 1983, pp.31 -38
P. Zorzi, Le origini di Illasi, Verona, 2009
Otto Von Hessen, I ritrovamenti barbarici nelle collezioni civiche veronesi del museo di Castelvecchio, Verona,1968
Pisanello I luoghi del gotico internazionale nel Veneto,Venezia, 1996
L. Puppi, L’ambiente, il paesaggio e il territorio, Torino 1980
Illasi Una colonia, un feudo, una comunità,a cura di G.F. Viviani, Verona, 1991
G. L Mellini, I maestri dei bronzi di San Zeno, Verona, 1992

Ultimo aggiornamento: 14/10/2024, 09:19

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